I gioielli dello Csac nell’Abbazia di Valserena

Centro Studi e Archivio della Comunicazione
Fonte: twitter.it
Fonte: twitter.it

Così “twittava” il flautista di fama internazionale Claudio Ferrarini il 14 marzo scorso, esprimendo un’esigenza avvertita da molti, soprattutto fra appassionati e studiosi di design, fotografia, comunicazione.

Per chi non lo sapesse il CSAC, acronimo di “Centro Studi e Archivio della Comunicazione”, è una delle più vaste raccolte italiane di materiale riguardante la fotografia, il design, i media e lo spettacolo: un vero paradiso della cultura visiva.

Essendo un caso unico di collezione specificatamente dedicata agli oggetti del comunicare, il CSAC costituisce un testimone prezioso della contemporaneità. Tuttavia, inspiegabilmente, è sempre stato visitabile solo dagli addetti ai lavori, non da turisti o semplici appassionati.

Pare però che le cose stiano per cambiare.

Fonte: pieravincenti.wordpress.com
Fonte: pieravincenti.wordpress.com

Nato dal progetto e dalle esperienze maturate all’estero di Carlo Arturo Quintavalla, il primo nucleo della raccolta fu inaugurato nel 1980 presso il Palazzo della Pilotta e vantava 400 mila pezzi. In seguito, soprattutto grazie a donazioni spontanee di istituzioni, artisti e delle loro famiglie, la raccolta crebbe fino a raggiungere l’attuale dimensione: più di 12 milioni di opere tra dipinti, stampe, disegni, sculture, fotografie e progetti, fra i quali spiccano esemplari di assoluto rilievo:

per la sezione arte, ad esempio, disegni, tempere e cartoni di Mario Sironi e di Lucio Fontana; bozzetti e sculture di Arnaldo Pomodoro, Burri, Guttuso, Schifano, ma anche Max Bill, Vostell o Tilson.
Negativi e stampe ripercorrono la storia della fotografia dal dagherrotipo al digitale: scatti di Nadar, dei fratelli Alinari e opere di Man Ray, Evans, Lange ed Henri, Ghirri, Jodice.
L’archivio del progetto raccoglie tavole e prototipi dei grandi maestri del design e dell’architettura, oltre a italiani come Munari, Mari, Mendini e Sottsass, assieme a Ponti, Gardella e Nervi. A essi si affiancano disegni e abiti di Sorelle Fontana, Armani, Versace o Ferré; gli archivi grafici di Provinciali, Sepo e Iliprandi; le illustrazioni di Pericoli, Perini, Bevilaqua o Galantara (fonte: artlab.it)

La sede originaria si dimostrò ben presto inadeguata per una collezione in costante aumento, così il materiale fu gradualmente trasferito nel Padiglione Nervi, mentre sede ufficiale dello CSAC divenne la Certosa di Valserena, ex-monastero cistercense situato nella periferia nord di Parma, in località Paradigna.

Fonte: wikipedia.it Autore: Marco Fallini
Fonte: wikipedia.it
Autore: Marco Fallini

In questi giorni la città di Parma e i quotidiani locali sono in fermento per via della decisione, annunciata dall’attuale presidente Luigi Allegri, di ampliare gli spazi espositivi e aprire l’archivio al pubblico. Pare quindi che entro metà del 2015 l’Abbazia di Valserena diventerà il nostro MOMA, un Museo di arte contemporanea con mostre permanenti e spazi dedicati all’accoglienza.

Centro Studi e Archivio della Comunicazione
Fonte: lagazzettaparmigiana.it

L’intenzione quindi (anche in vista dell’Expo 2015) è quella di rendere il CSAC un polo culturale aperto e appetibile, che attragga cittadini e turisti, oltre che un centro didattico per studenti: è prevista infatti l’organizzazione di seminari, workshop, laboratori, tirocini universitari.

Del resto il Centro possiede numeri impressionanti: oltre 1.700 dipinti, 300 sculture, 2 milioni e mezzo di disegni di architettura e design, 7mila bozzetti di manifesti,800 maquettes,2mila manifesti cinematografici, oltre 4 milioni e 700mila negativi su lastra e su pellicola, 1 milione e 700mila stampe. Collezioni che non hanno eguali in ambito accademico e che attendono solo di essere valorizzate e rese fruibili.

Attenzione però: i visitatori non dovranno approcciarsi al Centro come se fosse un museo, perchè potrebbero rimanere delusi. Nell’intenzione di Luigi Allegri e di Loris Borghi, rispettivamente direttore del Centro e Rettore dell’Università, il CSAC dovrà mantenere le sue caratteristiche di archivio, il che significa che non sarà un luogo con opere ordinate e gerarchizzate secondo uno schema preciso, ma un luogo di conservazione e di studio.

Fonte: artribune.com
Fonte: artribune.com

Verrà meno anche il concetto di suddivisione tra quelle che vengono definite “arti maggiori” e “arti minori”:

Superando la concezione classica di raccolta di opere d’arte, si offre al visitatore una prospettiva antropologica sulla cultura visiva, che individua nella fase progettuale dell’opera e dell’oggetto la componente in grado di restituire idee e modi di rappresentare (fonte: artlab.it).

Il cosiddetto “Progetto Paradigna” è reso possibile dal finanziamento dell’Università di Parma, che ha già stanziato un milione di euro per i lavori di ampliamento e la creazione di una caffetteria e di una foresteria. Tuttavia l’Ateneo auspica il contributo di enti e istituzioni, puntando all’auto-sostenibilità per le spese di gestione.

 

Fonti:

Parmaquotidiano.info.it

Gazzettadiparma.it

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