Alla scoperta di Busseto

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STORIA

Busseto o Büsé in dialetto bussetano  è un piccolo paese di circa 7000 abitanti situato sul confine nordoccidentale della provincia di Parma. La sua fondazione risale a circa più di 1200 anni fa, le prime testimonianze si hanno intorno al 760 A.C. sotto il nome di Buxetum. Come ogni borgo medioevale che si rispetti anche Busseto ha avuto una famiglia signorile che lo ha portato al suo massimo splendore durante quegli anni considerati ‘bui’, la famiglia in questione è la famiglia nobile dei marchesi Pallavicino.

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La famiglia dei Pallavicino, famiglia nobiliare che aveva origine dal ramo principale della stirpe Obertenga, si stanziò a Busseto intorno al 900, sin da subito si mostrarono dalla parte dell’ Impero e grazie a ciò l’imperatore Federico I detto il Barbarossa(appartenente alla famiglia degli Hohenstaufen) li concesse il diritto di acquisire il titolo di marchesi e di ereditarlo da padre in figlio e li rese suoi feudatari indiretti. Il capostipite di questa famiglia nobiliare fu il marchese Adalberto, fu lui a costruire le basi dello ‘Stato Pallavicino‘ costruendo tutto il perimetro difensivo attorno al borgo e la rocca sede del loro potere. Da quel momento in avanti per più di 500 anni il loro potere in quelle terre (che nella loro più amplia espansione arrivarono a contenere i territori situati tutt’attorno a Busseto, i territori vicino al confine nord-ovest della provincia odierna di Parma, quelli a sud della provincia odierna di Cremona e quelli a est della provincia odierna di Piacenza)fu incontrastato.

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Dopo la caduta della famiglia nobiliare del sacro romano impero, gli Hohenstaufen, i Pallavicino ebbero un tempo di decadenza seguito dalla distruzione del loro perimetro difensivo da parte dei nemici della famiglia degli  Hohenstaufen dato che i Pallavicino ne erano alleati feudatari. Dopo questo periodo di decadenza ebbero un altro periodo di splendore guidati da Rolando Pallavicino, detto il Magnifico, fu il primo a creare un insieme di leggi stabili all’interno del proprio stato chiamato ‘Statuta Pallavicinia’ risalenti al 1400 e in seguito fece ricostruire il perimetro difensivo. Dopo la morte di Rolando iniziò di nuovo un epoca di decadenza per lo Stato Pallavicino anche se nel 1530 il nuovo imperatore, del sacro romano impero, Carlo V d’Asburgo in occasione della sua visita al borgo e alla fedeltà dimostrata dalla famiglia, che aveva giurato fedeltà alla nuova famiglia che sedeva sul trono del sacro romano impero, proclamò il borgo di Busseto Città. Carlo V ritornò a Busseto circa un decennio dopo dove si trovo nella residenza dei Pallavicino con il Papa Paolo III. Molto tempo dopo dalla morte dell’ ultimo rappresentante della casata dei Pallavicino il marchesato passò sotto il controllo di cugini minori fino a giungere in definitiva nelle mani dei duchi Farnesi che lo annetterono al loro ducato che conteneva Parma e Piacenza e i territori circostanti.  Il cognome di questa famiglia nobiliare nacque evidentemente dall’accomunarsi dei nomi dei due primi feudi della famiglia, Pella e Malavicina, oggi ambedue frazioni di Roverbella, comune del Mantovano. Tali nomi furono utilizzati come soprannome da Oberto I che veniva anche chiamato Pelavicino, col tempo divenne il cognome della famiglia e si trasformò in Pallavicino.

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A furia di raccontare le sue storie, un uomo diventa quelle storie. Esse continuano a vivere dopo di lui, e così egli diventa immortale.”

Cit. Big Fish – Le storie di una vita incredibile.

TURISMO

Collegiata di San Bartolomeo Apostolo in Busseto:     

L’edificazione ebbe inizio nel 1336 sulle basi di una chiesa preesistente, durante il marchesato di Rolando il Magnifico, fu edificata in stile gotico. Gli interni invece furono restaurati intorno al 1700 seguendo lo stile rococò. La chiesa si sviluppa su una pianta a tre navate e dieci cappelle laterali, con ingresso ad ovest e presbiterio ad est. La chiesa con le sue cappelle ospita al suo interno numerose opere tra cui: affreschi, dipinti e monumenti. Gli affreschi più significativi sono stati creati dalla mano del maestro Michelangelo Anselmi; tra cui l’affresco raffigurante i sette ‘Padri e Dottori della Chiesa’ (Sant’AnselmoSan CirilloSant’AmbrogioSan GirolamoSant’AgostinoSant’Ilario, altro santo ignoto). Dalla navata di destra si può accedere all’oratorio della SS Trinità, struttura adiacente alla collegiata, originario del 1100 dove si può osservare nella zona del coro la Trinità con le Sante Lucia e Apollonia, quest’opera è invece attribuita al maestro Vincenzo Campi creata circa intorno al 1579. La sagrestia è coperta da un soffitto decorato con motivi a coppie di mensoloni in stucco in stile barocco, risalenti alla fine del 1600 secolo. La terza cappella a sinistra ha un monumento degno di nota: il monumento dedicato ai caduti della Grande Guerra, è ricoperta interamente da affreschi neogotici, raffiguranti San Giorgio e San Sebastiano sulle pareti laterali e gruppi di angeli e personaggi su quelle di fondo; i dipinti furono realizzati nel 1926 da Giuseppe Moroni, autore anche delle vetrate delle due monofore laterali, rappresentanti rispettivamente San Vigilio e San Giusto; la cappella ospita sull’altare centrale un monumento in marmo di Carrara rappresentante Gesù presso un soldato accasciato ai suoi piedi, realizzato da Luigi Secchi nel 1920 circa. La chiesa ospita anche importanti tesori costituiti da libri minati, argenterie e oggetti sacri ed è la più importante del paese dove vi presiede un Monsignor che riceve ordini dal vescovo della diocesi di Fidenza.

Chiesa di Sant’Ignazio di Loyola:

La presenza dei Gesuiti a Busseto iniziò circa nell’anno 1613. I Gesuiti decisero di edificare una chiesa degna della loro presenza, allora nel 1617 iniziarono i lavori di costruzione della poi futura chiesa intitolata al fondatore della Compagnia di Gesù. La facciata della chiesa è interamente coperta da portici. La parte centrale del portico corrisponde all’ingresso della chiesa, l’interno della struttura è di gusto barocco, la chiesa ha un unica navata centrale con tre cappelle laterali da ambo le parti. Gli affreschi di Giovanni Evangelista Draghi raffigurano Sant’Ignazio, San Luigi Gonzaga, San Francesco Saverio e San Francesco Borgia. Sempre dello stesso pittore sono anche le sei tele con cornici a stucco che narrano episodi della vita di Sant’Ignazio, fondatore dell’Ordine dei Gesuiti: la conversione, la penitenza, la vita ascetica, il viaggio in Terrasanta, l’apostolato, i miracoli. La pala dell’altare maggiore è opera di Pier Ilario Spolverini e raffigura la gloria di Sant’Ignazio. Quando nel 1768 Ferdinando di Borbone espulse i Gesuiti dal Ducato di Parma e Piacenza il Collegio fu convertito in ospedale, ospitando in parte anche le scuole pubbliche. L’unica struttura che tenne l’originaria utilizzazione fu la biblioteca dei Gesuiti, che fu acquistata dal monte di pietà. Attualmente la biblioteca è in mano alla fondazione Cariparma. È comunque aperta al pubblico sia per visite sia per andar a chiedere in prestito libri. La chiesa è tutt’ora consacrata e ogni anno per Sant’Ignazio al suo interno si celebra una cerimonia religiosa in suo onore.

“Finché non abbiamo letto tutti i libri antichi, non c’è ragione di preferire i moderni.”
Cit. Montesquieu.

Rocca Pallavicino

La fortificazione originale fu edificata intorno all’anno 1000 sotto volere del capostipite della famiglia dei Pallavicino, Adalberto. Intorno al 1200 la struttura venne rafforzata, sotto volere di Oberto II Pallavicino, con un ulteriore cinta muraria e circondata interamente da un fossato, si accedeva alla Rocca tramite un ponte levatoio posto davanti all’entrata principale. Nel corso degli anni resistette a molti attacchi per mano dei nemici della famiglia dei Pallavicino fino alla caduta della famiglia stessa, accaduto ciò la Rocca insieme all’intero Stato Pallavicino passo in mano dei duchi Farnese. Intorno al 1850 il Comune di Busseto la comprò(per sole 36.000 lire!) e la restaurò in chiave Neogotica, solo il mastio rimase uguale all’ultima modifica prima di quella comunale. Nel 1857 il comune decise di costruire al suo interno un teatro in onore del suo illustre cittadino Giuseppe Verdi, il teatro è tuttora utilizzato ed è situato nella parte destra della Rocca. La sede comunale invece è situata nella parte sinistra della struttura. Attualmente nella Rocca si trova ancora il teatro che è intitolato a Giuseppe Verdi dove ogni anno si svolge una stagione teatrale in concomitanza al teatro Regio di Parma; e la sede comunale. L’attuale Rocca che si vede adesso non ha nulla a che vedere con la vera rocca difensiva eretta dai Pallavicino in difesa dei loro territori, il comune ha avuto l’idea sbagliata di erigerne un altra al posto di comportarsi da ente conservatore della storia paesana, di quella vecchia Rocca gloriosa che a solo guardarla raccontava fiere e grandiosi geste non rimane che un ricordo.

Villa Pallavicino:

La villa fu costruita per volere di Matteo Marri, cavaliere di ventura bussetano, nel 1518 e solo nel 1530 la famiglia Pallavicino acquistò la villa con lo scopo di usarla come residenza estiva. Rimase da allora fino alla caduta dello Stato Pallavicino in mano ai marchesi. L’ultimo cambio di proprietario significativo fu quando il comune di Busseto l’acquistò per ristrutturarla e adibirla a museo verdiano. La villa sorge su un isolotto artificiale al di fuori dalla cinta muraria della città ed è circondata interamente da una peschiera, l’isolotto si raggiunge tramite dei ponti fissi il più importante è difeso da un arco adibito a corpo di guardia il secondo per ordine di importanza collega la villa con le proprie scuderie interamente  restaurate. La struttura della villa è formata da cinque corpi disposti a scacchiera e comunicanti tra di loro tramite loggiati. Attualmente sia la villa che le scuderie sono musei verdiani, la villa due volte all’anno ospita anche una fiera di paese sulla botanica e al mondo che gli gira intorno, il nome della fiera è: Ortocolto.

Chiesa e convento di Santa Maria degli Angeli:

La chiesa fu eretta nel 1470 sotto finanziamento di Pallavicino Pallavicini e suo fratello Gianlodovico per volere testamentario del padre, il marchese Rolando il Magnifico, nel 1472 iniziarono i lavori della costruzione del convento adiacente alla struttura religiosa; i lavori di entrambe le strutture finirono nel 1474. Il complesso fu costruito in stile gotico anche se in epoca rinascimentale ma perché si volle accentuare la sobrietà dell’ordine francescano che avrebbe preso in mano le redini della struttura a cantieri finiti. L’opera più importante custodita nello spoglio e severo interno è, in fondo alla navata sinistra, il Compianto su Cristo morto , gruppo di statue in terracotta realizzato intorno al 1476 da Guido Mazzoni; la tradizione vuole che nelle sembianze di Giuseppe d’Arimatea e di Nicodemo siano riconoscibili quelle di Gianlodovico e Pallavicino Pallavicini. Le cappelle laterali della chiesa furono aggiunte mano a mano nei decenni successivi. Attualmente la Chiesa è stata appena ristrutturata al fine di preservarla; il convento adiacente invece sta subendo il passare del tempo in modo catastrofico e se non si troveranno i fondi per ristrutturarlo tutta la struttura dovrà essere chiusa.

“Tornate all’antico e sarà un progresso.”

Cit. Giuseppe Verdi.

 

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