Oggi, ogni cosa in città parla di Verdi. Se siete turisti o appassionati verdiani, girando per le strade di Parma troverete continuamente riferimenti al Maestro, luoghi e monumenti a lui dedicati.
Partiamo da un monumento che non c’è più (o meglio: c’è ancora, ma solo in parte): quello che sorgeva proprio di fronte alla stazione ferroviaria, progettato dall’architetto Lamberto Cusani nel 1913 in occasione del centenario verdiano e finito di costruire nel 1920. Il monumento era costituito da un grande arco di trionfo, coronato da ventotto statue rappresentanti le opere del Maestro.
Il monumento fu lievemente danneggiato dai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale, ma una volta terminato il conflitto, invece di ripararlo, si decise di raderlo al suolo per costruirci dei palazzi. Alcune statue vennero trafugate da privati, altre addirittura gettate nella Parma. Solo nove furono tratte in salvo e trasportate al Cinema “Arena del Sole” di Roccabianca, dove tuttora risiedono.
E’ Giovannino Guareschi a spiegarci le ragioni di questo “trattamento”:
«Durante il periodo di preparazione al referendum istituzionale [1950, NDR], a Parma venne fatto saltare con la dinamite il monumento a Vittorio Emanuele II nella piazzetta dell’ex Prefettura. Gli uomini della “liberazione” perciò non perdonarono a Verdi il fatto che egli, nell’altorilievo bronzeo del monumento stringesse la mano di Vittorio Emanuele II, né gli perdonarono il “Viva V.E.R.D.I.” ricordato nella stessa figurazione» (fonte: gazzettadiparma.it).
Ci fu dunque un (breve) periodo in cui Verdi non era amato a Parma, principalmente a causa dei suoi rapporti con il re Vittorio Emanuele II. Del complesso monumentale rimane oggi solo l’ara centrale in granito con altorilievi in bronzo dello Ximenes, situata a ridosso delle mura della Pilotta, in un angolo di Piazzale della Pace.
Per una descrizione approfondita dell’ara, vi rimandiamo al sito del “Club dei 27”, (se non sapete cos’è il “Club”, date un’occhiata qui) mentre se siete interessati a scoprire altri monumenti “scomparsi” di Parma, vi invito a consultare l’esauriente pagina Wikipedia.
Proprio di fianco a Piazzale della Pace vi è poi un altro luogo indissolubilmente legato a Verdi: le Cripte Farnesiane, dove – si dice – il Maestro si recava quando era in cerca di ispirazione. Le cripte si trovano all’interno della basilica di Santa Maria della Steccata e ospitano le salme di quattordici principi e duchi farnesiano-borbonici, ivi compresi Alessandro Farnese, Ranuccio I e II Farnese, Francesco Farnese, Filippo di Borbone.
A pochi passi dalla Steccata, al numero 1 di via Melloni, è ubicato l’Istituto Nazionale di Studi Verdiani, che si occupa di tutelare, valorizzare e diffondere l’opera e la figura di Giuseppe Verdi attraverso una serie di iniziative e di attività. L’Istituto può vantare un’ampia rete di strutture (biblioteca, archivio della corrispondenza verdiana, discoteca, archivio visivo) che mettono a disposizione il loro materiale a chiunque volesse intraprendere ricerche su Verdi.
La Biblioteca raccoglie circa 16 mila volumi, soprattutto spartiti, libretti, partiture d’orchestra, ma anche bibliografie di Verdi e di altri musicisti dell’Ottocento, periodici musicali, testi di scenografia. L’Archivio della corrispondenza è una raccolta di circa 28 mila riproduzioni di documenti epistolari, più o meno tutte le lettere scritte o ricevute da Verdi nell’arco di un’intera vita. Molto interessante anche l’Archivio visivo, che possiede circa 3.200 immagini, tra cui bozzetti di scenografie, di costumi, di attrezzature sceniche, foto di scena, foto di Verdi, di cantanti e di musicisti.
Qui la lista completa del materiale conservato dalle varie strutture.
Se da Piazzale della Pace poi oltrepassate la Pilotta dirigendovi verso il Parco Ducale, dovrete per forza percorrere un ponte in pietra, chiamato “ponte Verdi” proprio in onore del Maestro. Una volta visitato il Parco, potreste poi sentire il desiderio di recarvi in un altro luogo verdiano per eccellenza: la sede della Corale Verdi, un luogo che da decenni è al centro della vita culturale parmigiana, mettendo in scena concerti, partecipando a produzioni liriche, ottenendo successi in patria e all’estero.
Qui un nostro articolo sulla Corale.
Infine, il Teatro Regio: esso costituisce il fulcro della stagione lirica parmense, oltre a essere considerato uno tra i più importanti teatri di tradizione in Italia. Vengono definiti “teatri di tradizione” tutti quei teatri che dimostrano di dare particolare impulso alle locali tradizioni artistiche e musicali (fonte).
Pur non essendo conosciuto all’estero alla stregua di altri teatri italiani (ad esempio la Scala di Milano o la Fenice a Venezia), il Regio è considerato dagli appassionati uno dei grandi templi mondiali dell’opera. Fu Maria Luigia, all’inizio dell’Ottocento, a “spingere” per la sua costruzione, ritenendo che il teatro Farnese fosse inadeguato alle esigenze della città. Così nel 1829, dopo otto anni di lavori, fu inaugurato il Regio con l’opera lirica “Zaira”, appositamente composta per l’occasione da Bellini.
Maggiori informazioni riguardanti l’architettura del teatro sono disponibili al sito ufficiale del Regio, mentre QUI è disponibile un ricchissimo album fotografico in cui viene mostrato ogni angolo di questo meraviglio tempio della musica.