In Galleria Nazionale un incontro dedicato alle neuroscienze

Dopo gli incontri dedicati ai Maestri Liutai e al Festival di musica contemporanea “Traiettorie”, continuano gli appuntamenti pomeridiani del ciclo “Parma Cultura” alla Galleria Nazionale di Parma, promossi dal circolo culturale Il Borgo e incentrati sulla valorizzazione di importanti realtà e personalità cittadine.

Fonte: www.grawemeyer.org
Fonte: www.grawemeyer.org

Nel quarto incontro, che si terrà il 26 settembre 2014 alle ore 17:30, il neuroscienziato parmigiano Vittorio Gallese presenta “Il corpo nell’esperienza estetica. Una prospettiva neurobiologica”. Durante l’incontro Gallese, uno dei massimi esperti mondiali di scienze neurocognitive, cercherà di affrontare il problema della ricezione estetica delle opere d’arte utilizzando un approccio neurobiologico.

La neurobiologia è una delle principali branchie delle neuroscienze, che si possono definire come l’insieme di tutti gli studi condotti scientificamente sul sistema nervoso. All’inizio le neuroscienze sono state viste come un ramo della biologia, ma in seguito sono divenute un ambito interdisciplinare cui hanno cominciato a collaborare studiosi di chimica, psicologia, linguistica, informatica, ingegneria, filosofia, fisica, matematica. Oggi esistono differenti approcci neuroscientifici, a seconda che si vogliano studiare gli aspetti molecolari, strutturali, funzionali, computazionali del sistema nervoso.

Negli ultimi tempi c’è stato un rinnovato interesse per questo campo anche da parte di studiosi di estetica (cioè di coloro che studiano le forme di produzione e ricezione delle opere d’arte), tanto che è nata una nuova area di ricerca, la neuroestetica, che molti però considerano un approccio dallo scarso o nullo valore euristico.

Non è di questo avviso Vittorio Gallese, che nel suo ultimo saggio “Arte, corpo, cervello. Per un’estetica sperimentale” tenta proprio di applicare all’ambito della ricezione dell’opera d’arte alcuni meccanismi neuro-cognitivi da lui in precedenza scoperti, in particolare l’embodied simulation, la “simulazione incarnata”. Lo studio di Gallese dimostra che, quando assistiamo a rappresentazioni o finzioni narrative di qualunque genere (immagini statiche, video, testi, musica, ecc.), nel sistema “cervello-corpo” dell’osservatore avviene un processo di simulazione, che lo porta a percepire l’immagine artistica come parte integrante della sua esperienza. Le sensazioni che si provano mentre si esperisce un’opera d’arte, la particolare empatia che lo spettatore instaura con alcuni personaggi fittizi di film e romanzi, trovano in questo modo una spiegazione neurobiologica.

L’incontro del 26 settembre sarà finalizzato proprio a rendere comprensibili i (non semplici) concetti contenuti in questo saggio.

Neuroestetica infografica
Fonte: www.michelamarchiotto.com

Come nasce un saggio di questo tipo, che accosta ambiti disciplinari apparentemente così diversi fra loro? Vittorio Gallese è sempre stato favorevole alla convergenza tra studi eterogenei: specializzato in neurologia e neurofisiologia, non ha mai disdegnato il dialogo con filosofi, psicologi, psicoterapeuti. In un’intervista rilasciata a Remo Ceserani, Gallese afferma: «il dialogo con la filosofia è per me essenziale, non tanto o non solo per le risposte che la filosofia dà a questi quesiti, ma piuttosto per come formula quegli stessi quesiti. La filosofia aiuta la scienza a porre le domande giuste. A sua volta la scienza ha l’ambizione di proporre nuove risposte a quelle domande o quantomeno può contribuire a riformulare le domande in un altro modo […]. Ciò che cambia è il livello di descrizione, certe metodologie d’indagine e il linguaggio, ma fondamentalmente i quesiti che guidano il procedere della filosofia e delle neuroscienze cognitive possono essere molto simili».

Nel seguente video Gallese ribadisce la necessità di un approccio multidisciplinare (sebbene non necessariamente interdisciplinare), soprattutto quando ci si occupa di problematiche che riguardano i comportamenti umani e le modalità di interazione tra esseri viventi. Giacché fare ricerca non significa ricondurre forzatamente ogni fenomeno a un unico principio o insieme di regole, ma tentare di comprendere meglio la condizione umana, che è complessa e misteriosa.

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